In un'intervista a Dottnet, il medico napoletano spiega come funziona il farmaco e i progressi in corso
“Se questo studio sarà positivo, aprirà inevitabilmente un nuovo scenario e ci sarà un’ulteriore svolta nella cura contro il cancro“. Non ha dubbi Paolo Antonio Ascierto (clicca qui per la video intervista), direttore del Dipartimento di Tumori cutanei, immunoterapia oncologica sperimentale e terapie innovative del Pascale di Napoli, sulle possibilità che offre il vaccino anticancro a mRNA per la cura del melanoma. Lo studio, conferma il medico napoletano, è arrivato alla fase III di sperimentazione, l’ultima da superare prima dell’approvazione da parte degli enti regolatori. “Nella migliore delle ipotesi - conferma Ascierto- ci vorranno tre anni prima di arrivare ai risultati definitivi, ma i dati preliminari sono già decisamente interessanti e mostrano come la combinazione dell’antitumorale pembrolizumab con il vaccino riduce ulteriormente il rischio di recidiva del 44% e addirittura di metastasi a distanza del 66%”. Lo scienziato è sicuro che la tecnologia con vaccino ad mRNA, qualora dovesse raggiungere con successo anche l’ultimo step, potrà essere applicata ad ogni tipo di tumore, perché “sarà sufficiente estrarre il Dna di uno specifico tumore e, se tutto procede a dovere, l’mRna viene tradotto in proteina (l’antigene), contro cui si dirige la risposta del sistema immunitario”.
Al momento, spiega a Dottnet, si sta utilizzando contro il melanoma, ma in parallelo anche contro il tumore al polmone e pare ci siano buone aspettative anche per il cancro al pancreas. “Il campione del prodotto asportato chirurgicamente viene mandato in laboratorio - spiega Ascierto - in questo caso a Moderna, che lo processa e tira fuori il Dna dei neo-antigeni, cioè delle proteine mutate, tipiche del tumore. Tali proteine sono quelle che vengono riconosciute dal sistema immunitario come estranee e quindi attaccate. Attraverso un algoritmo in possesso di Moderna, una volta ricevuto il campione tumorare, vengono selezionati 34 neo-antigeni, dai quali verrà fatto l’mRNA messaggero che diventerà il vaccino, poi iniettato in via intradermica insieme al pembrolizumab”. Gli antigeni governano la risposta immunitaria; poi le citochine attivano il sistema immunitario che una volta innescato verrà bloccato da due molecole, CTLA4 e PD-1. Infine con l'aggiunta degli antigeni al vaccino ad mRNA ci sarà la massima precisione nel pilotare la risposta immunitaria. Un vaccino personalizzato, dunque, costruito utilizzando il tumore del paziente,che comporterà un indubbio vantaggio”, precisa Paolo Ascierto. Infine i tempi: una volta reclutati tutti i pazienti (1500 in tutto il mondo) si proseguirà con i test e se tutto va bene nel giro di tre-quattro anni si arriverà al vaccino definitivo.
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